Le femine, per converso, trovarono ch'egli era il mastio de' mastii. Grate sempre a chi di loro si occupa o fa le viste occuparsi, elle perdono addirittura le staffe se quello le isguarda e le vagheggia ha tra le gambe un cavallo, o sotto il deretano del cavallo un sediòlo donde gli venga il bronzo alla faccia, quel bronzo che è l'unico vigore politico del Poffarbacco. La donna ama, sopra tutto, l'uomo a cavallo, dacché costassù ci sta chi comanda gli omini e li antecede per magnificenza del torace, anche se li trae verso la ruina e la rotta e il due di coppe al galoppo: la donna ama e sogna il militare a cavallo, il colonnello a cavallo, il tenente e il cavallerizzo a cavallo: gli sproni e' fanno un suggerimento crudele di quella inesorabile pressura che il mastio su di lei esercita, indagandone il mistero e isforzandone a voluttà la dilicata renitenza: il colbacco gli è un supersegno villoso e inusitato dell'ardire e del grave compito bellico, da far invidia a tutte l'altre che si contentano aver ganzerino d'un fante: gli alamari e le multiple olivine che li fermano allo sparato paiono enigmate di vasi e di giande; drupe e bacche fruttificate dal mistero organante, faventi amìgdale sopra la oblazione e la cura precipua. Lancia, o spada, poi, neanche parlarne, le propongono il più bel verbo. Ch'è il verbo infilzare. E quel caracollare e saliscender le reni, il busto, il collo, nell'alternazione cinematica comportata dal trotto sono il simbolo ossia la imago d'un altro cavallare e progredire, in un'altra disideratissima alternazione.La donna ama e reverisce chi comanda, chi trae dietro di sé i rimanenti. Sogna la moglie, sogna che il su' marito all'entrar ne' banchi riscota il saluto de' bidelli, del maggior numero possibile di bidelli. Voi mi direte che ciò comporta dinaio. Dirò che sì. Il geometra lo chiama ingegnere, lo studente trombato lo chiama avvocato, il cavadenti lo chiama dottore, l'empirico dell'erbe e de' cerotti lo chiama specialista e archiatra, il sonatore di mandolino lo chiama professore, e il sonatore in generale lo chiama un "jeune homme de beaucoup de mérite", un uomo di grande ingegno, com'è giusto. Da che lo ingegno è la parte studiata della chiave, e se quello sia un uomo di gran chiave lei lo può sapere sì o no, ch'io daddovero non lo so... [terzo stato]
La questione del terzo stato, per esempio, possiamo leggerla nel blog che se lo intesta o {bargellini [in lizza per l'arte (delle esposizioni)] vallecchi '56} nel vecchio libro del rigattiere arabo alla Metro della Piramide: dovete cercare e troverete.
{bargellini [in lizza per l'arte (delle esposizioni)] Quei diritti che furono pomposamente chiamati "diritti dell'uomo", non erano, a guardar bene, che i dirittti del terzo stato, o come si dirà poi, i dirittti della laboriosa borghesia. Diritti cioè dell'industria, svincolata dalle corporazioni mediavali; diritti del commercio, libero da privilegi di casta. La libertà che su questa terra non esiste mai allo stato puro, significò, per la borghesia, libertà di fare i propri interessi, e quindi libertà di concorrenza.}
{bargellini [in lizza per l'arte (delle esposizioni)] La tirannia industriale sotto la quale, nonostante le democratiche illusioni, il mondo gioisce e patisce, cioè vive, non conobbe altra parola d'ordine. Fu così che gli stemmi nobiliari vennero sostituiti dai marchi di fabbrica, e i motti cavallereschi cedettero il posto alle imprese e alle ditte commerciali.
Fu così, che ai gloriosi capitani d'eserciti, successero i valorosi capitani d'industria, e ai governatori delle cittadelle militari si sostituirono i direttori di banche. L'aristocrazia venne abbattuta, perchè un'altra società ora era pronta a prendere il suo posto, in ogni settore.
Al popolo fu concessa la passeggera orgia del terrore; dopodichè conobbe una disciplina molto più dura di quella dei servi della gleba. Nel campo militare conobbe le delizie delle coscrizioni napoleoniche, in quello industriale, le delicatezze della fabbrica.
Non mancarono episodi di ribellione. pag 80}
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.|. e dunque noi che leggiamo in questa Città Elettorale, senza andare scendere salire in campagna, possiamo riconoscere i segni perduranti dell'uomo tra case e strade, fabbriche e duomi, classi e pluriclassi.|.Città in campagna, architettura polifunzionale e sopra la corona delle Serre innevata. Alle spalle la pre-Sila, dalle feritorie a nastro dell'emeroteca di campagna. Silenzio nelle sale, grave, incombente; eppure, da godere, mentre annotta la corona dei paesi s'accende nell'arco ampio dell'altopiano.
si proponeva anche come modello di comunità ideale che affrontava una serie di questioni nella relazione tra architettura, contesto geografico e condizione della società e quindi contraddizioni come quelle tra flessibilità e regole della forma architettonica, nella grande scala della relazione con il paesaggio antropogeografico. {corriere della sera}
L'ideale! La somma delle nostre illusioni presa per vera, l'ignoranza di ciò che si va a fare pretesa per verità del puro, la colpevole impunità del ruolo goduta al riparo del privilegio e scontata dal disastro che si compirà a breve, in trent'anni.. Ma non è solo sud o Calabria, eh. Andremo a vuotare nelle urne anche noi, dopo la campagna, la Città dura la ritroveremo proprio lì dove l'abbiamo lasciata, senza scampo, a vuotare, senza errori od omissioni.
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