martedì 25 dicembre 2012

lo scenario attuale

un leader democratico liberale non può indirizzare le scelte di cambiamento di un paese
che vengono determinate da ben altre forze in campo
- si possono secondarle surfando, questo sì.
Negli anni del boom economico, con l'uscita dall'umiliante penuria, era il benessere la forza propulsiva vincente su cui decollarono la ribellione giovanile e la "modernizzazione" italiana.
A 30 anni di distanza il dilagare delle tecnologie, in specie di quelle digitali e di rete, e la globalità.
Sono 20 anni che frequento attivamente i selvaggi del codice, surfando l'onda di propagazione tecnologica in cui essi si muovono come pesci nell'acqua.
M' è venuto di scrivere queste note dopo un servizio [ahò] televisivo sui giovani telematici digitali che, intervistati ad hoc, dichiarano le loro preferenze elettorali: alla domanda "Chi è per voi il presidente del consiglio ideale?" rispondono garruli Stiveggiob, ovvio! cioè un mega-bottegaio carognetto e tosto.
Ecco chi dovrebbe, di fatto, determinare la civiltà italiana del lavoro e della cultura; come dicevo li conosco, li frequento dall'inizio.
Negli anni ottanta li incontravi all'incrocio della diffusione dei personal computers e dell'elaborazione di sistemi operativi e di applicazioni - molto diffusi e da incrementare, scalabili, da condividere senza riserve.
Era tanta la forza vitale che percorreva la società nel profondo, dopo la triste rimonta degli anni settanta.

Ed ecco gli anni novanta ultimi del secolo e gli anni zero, e siamo nello scenario attuale. Si deve parlarne.

{[città (e campagna) elettorale] la scuola dei media e delle reti digitali}

  La strada è tracciata da tempo nel mondo. Mentre decollava nel sessantotto la modernizzazione italiana, negli united states la pedagogia dei media integrati, i linguaggi pubblicitari e della produzione, erano campo multinazionale consolidato in america giappone e collegati. Ora funziona anche qui, ma come?

  E veniamo dunque alla Città Elettorale che ci preme dappresso, ecchè si può dire di tutto (e di più) ma nessuno può negare che siamo i principi dell'imitazione; per l'originale si ha da essere ricchi e in società, esserlo intimamente e fattualmente. Si realizza invece una scatenamento morboso delle pulsioni più varie, che insieme formano un quadro finto in cui si muovono e rappresentano veri fuorilegge frutto di una selezione culturale da non credere. L'abitudine consolidata a muoversi nell'incertezza ha rafforzato un tipo caratteristico, quello che può esprimersi con disinvoltura in un quadro ambiguo e compromesso come in piena luce en plein air.
  L'americano ci sembra sempre il cazzone, dicesi cazzone americano, cogliamo bene e irridiamo i suoi modi e la sostanza del confronto aspro di ogni capitalismo da ottocento anni nel campo occidentale: noi contiamo di passarlo, zomparlo, noi che la sappiamo lunga, che ne abbiamo passate tante - ed ora basta!  (tocca a noi godercela)
  Tanto tutto passa, passerà anche questo, dopo che io l'ho fatto.

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