La cultura del Pof del Buonarroti è capacità di volare alto sui complessi sistemi dell'analisi, ma rimanendo vigili sul mondo che ci circonda pronti a reagire a falchi ed imbonitori di ogni età. {[pof (puf-puf) il lavoro nella scuola italiana] un bel quadro}
C'è una bella differenza tra un bambino che gioca per lavoro e l'adulto - per esempio, quello che s'ingaggia nel videogioco dinamico d'oggi [se si vuole, Ingress] - che gioca per distrarsi. Si dice gioco e si pensa di aver detto tutto, ma non è vero.
E veniamo al gioco d'addestramento che però li riunifica, qualunque sia la ragione che lo muove, siamo nel campo della scuola paradossale.
Nei giochi elettronici con cui si simula una qualche attività, acquisito il loro ruolo di formazione, si può ragionare utilmente sulla ridefinizione automatica che essi inducono del campo dell'apprendimento assistito, almeno quello!
E veniamo al gioco d'addestramento che però li riunifica, qualunque sia la ragione che lo muove, siamo nel campo della scuola paradossale.
Nei giochi elettronici con cui si simula una qualche attività, acquisito il loro ruolo di formazione, si può ragionare utilmente sulla ridefinizione automatica che essi inducono del campo dell'apprendimento assistito, almeno quello!
Mi soccorre un'episodio che spesso cito come prova a discarico nei processi tecnologici (magari in questa scrittura a palinsesto, questa sovrascrittura) connecting people.
L'estate dei mondiali e delle rimpatriate birra e patatine ci si rivede davanti alla tivvù con transfughi dell'istituto Guido Castelnuovo de La Sapienza. Così poi accetto l'invito di un MegaSindacalista a intervenire ad un raduno semi-estivo di prof di math da lui amministrati, all'ombra di Castel Sant'Angelo; non l'avessi mai fatto, perchè poi mi lascio andare all'entusiamo - avevamo fatto bohème da pensatori alla fine degli anni sessanta - del ritrovato sodalizio sociale e illustro una brillante idea (sic) maturata almeno nella mia esperienza e in zona sperimentale: usare le tecnologie dei videogiochi della Console Nintendo distribuiti via satellite, gestite da prof delle scuole medie superiori impegnati nella didattica della matematica, per sviluppare i famosi Elementi di Informatica a scuola e somministrarli ai/con i nostri studenti videogiocatori, quelli che oggi diremmo nativi digitali, ma allora più diffusamente nativi elettronici. E diffondere anche, per via breve, i software che circolavano sulla rete dei novelli p-c e dell'home-computing.
Per farla breve, brevissima, fui scacciato malamente, e non più richiamato con queste idee balzane. Avevo argomentato che solo prof come loro adusi alla sperimentazione didattica di base e alla pratica sindacale (cgil scuola di massa, allora) potevano cogliere la grande occasione per la scuola di massa di salire sul treno delle tecnologie di massa tra i giovani, e non, e contestualmente rompere il sortilegio dell'insegnamento di massa della matematica in Italia. Ero invitato dal loro megapresidente nazionale (!) e presentato con simpatia, quindi.. Ahimè, l' incauto - mi stavo rivolgendo proprio a quelle istanze di regresso che il sindacalismo burocratico veicolava da anni e che il gruppo ligure di Marcella Bacigalupi e Piero Fossati aveva sanzionato a suo tempo in modo definitivo. [1978/2011 Corsi e ricorsi]
Siamo nel campo della scuola paradossale - paradoxa.
{tecnologia [economia-digitale (Obama "hacker", Google e ...)]}
{tecnologia [economia-digitale (Obama "hacker", Google e ...)]}
Ingress è un videogioco dinamico. Ogni azione richiede l'impiego di Materia Esotica, una sostanza aliena che è un po' la nostra benzina. La si trova sparsa per strada e raccoglierla non costa nulla se non una passeggiata. Il vero fulcro del gioco sono però i Portali: disseminati in prossimità di monumenti o di edifici di interesse pubblico, sono visibili solo a coloro che utilizzano il gioco sfruttando le mappe satellitari. Dovranno essere conquistati o difesi e per farlo dovremo essere fisicamente nelle loro vicinanze, il che ci porterà a percorrere altra strada. Una volta che li avremo fatti nostri potremo potenziarli, installare delle difese elettroniche (i Risonatori) e collegarli tra loro formando delle aree di influenza, estese anche centinaia di chilometri quadrati. Tutte le persone racchiuse al loro interno vengono conteggiate statisticamente dal software e considerate «menti controllate». Vince chi ne ha di più.
Per la nostra prova abbiamo voluto aiutare la Resistenza a difendere il centro di Milano dagli Illuminati. Una volta giunti in piazza del Duomo abbiamo attivato Ingress e il nostro smartphone in pochi secondi ha trasformato un tranquillo pomeriggio in una battaglia furibonda. Gli Illuminati controllavano infatti un quadrilatero che andava da via Torino a corso Italia, mentre la Resistenza presidiava saldamente la zona di Brera e San Babila. Nella chat del gioco decine di persone discutevano strategie d'attacco e di difesa, cercando alleati in zona per sferrare un attacco simultaneo.
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