domenica 6 maggio 2012

La matematica del lavoro digitale

http://massimochiriatti.nova100.ilsole24ore.com/2012/05/la-matematica-del-lavoro-digitale.html

Se sei capace di creare idee e le vuoi valorizzare, non importa che tu sia un individuo o un’impresa, avrai sempre bisogno di persone che lavorino per la tua idea e la rilancino, spesso senza controlli preventivi. - La motivazione che ci spinge a condividere il progetto nasce dal fatto che quello che vediamo ci piace e ci interessa. E per piacerci vuol dire che ha toccato le nostre emozioni. Quest’ultime sono legate alle storie di persone, eventi e cose.
Un fatto è chiaro: ogni persona che lavora con noi è un operatore di ricchezza.
C’è chi: 
-      aggiunge il suo valore (+) 
-      fa danni con il suo operato (-) 
-      con il suo genio moltiplica il valore (*) 
-      lo divide con gli altri (/).

http://emmacastelnuovo.blogspot.it/2012/05 - la matematica del digitaleOne thing is clear: every person who works with us is an operator of wealth.
- Adds the value (+)
- Do damage with his work (-)
- With his genius multiplies the value (*)
- Share it with others (/).
.. the answer will never be given, because you have to reverse the sequence: first believe in the people with whom you work, then deliver, network and promote. Only then we will see what happens and we have the answers.
Le più grandi ingiustizie si confrontano tra chi moltiplica e chi aggiunge poiché lì c’è una differenza difficile da gestire e digerire. L’esempio di chi lo divide con gli altri è chi lavora nel mondo dell’open source, poi ognuno con gli altri segni algebrici potrà rispecchiare se stesso e i colleghi nel mondo del lavoro.
Costruiamo relazioni, facciamo business con tante persone, ma dobbiamo stare attenti: nel mondo digitale ogni azione (o ogni servizio messo a disposizione online) è visibile a migliaia di persone. Fare un danno enorme è un attimo. Nel mondo digitale le opere d’ingegno di successo sono quelle che si diffondono con più rapidità. E così aumenta la copia, legale o meno.
Qui il valore è la diffusione, nel mondo fisico la scarsità.
È chiaro che in media un’impresa deve realizzare più valore rispetto a quello che spende, altrimenti s’impoverisce, e con essa tutti quelli che ci lavorano. Pertanto non basta avere un badge: non dà nessun garanzia. Occorre invece imparare un lavoro, molto bene rispetto alla media, e soprattutto fare la differenza quando si tratta di venderlo ai clienti. Perché solo in tal caso vuol dire che si è studiato il problema del cliente e si è ben capita la finalità –direi l’essenza- della propria missione. Questa è la differenza tra il tecnico e l’imprenditore. Il primo ama crogiolarsi sul problema e sull’ipotetica soluzione, l’altro è contento solo quando ha creato un mercato dopo averlo immaginato.
Nel digitale c’è molta efficienza del capitale, nel senso che la produttività del lavoro non è molto limitata dalla quantità iniziale. Il fenomeno delle startup si basa su questa condizione.
Facciamo un esempio: un idraulico, un arredatore di interni, un commercialista, devono tutti in buona sostanza fare un lavoro alla volta. Nel digitale invece la produttività può essere altissima, una volta che si è creato un servizio apprezzato dal pubblico. Da qui l’economia di scala, con costi marginali quasi nulli e rendimenti crescenti.
Oggi è alla portata di molti avere idee nel mondo digitale. E anche se i costi per realizzarle, almeno come prototipi, sono bassi solo pochissimi passano alla fase realizzativa. Una delle ragioni è perché si fanno prima la classica domanda: “Avrà successo?”
Chiudiamo con una nota di coraggio in questo 1 Maggio: la risposta non sarà mai data, perché bisogna invertire la sequenza: prima credere nelle persone con cui si lavora, poi produrre, mettere in rete e promuovere. Solo dopo vedremo ciò che accade e avremo le risposte.
Twitter: @massimochi

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