venerdì 16 novembre 2012

Scrivere Mondo in Matematica

Secondo il discorso della scienza – o per lo meno secondo un certo discorso della scienza -, il sapere è un enunciato; nella scrittura, esso è invece un’enunciazione. L’enunciato, oggetto corrente della linguistica, è presentato come il prodotto d’una assenza del locutore. L’enunciazione, invece, mettendo in luce la posizione e l’energia del soggetto, per non dire la sua mancanza (che non è la sua assenza), mira precisamente al reale del linguaggio; essa riconosce che il linguaggio è un’immensa nebulosa d’implicazioni, effetti, riecheggiamenti, meandri, anfrattosità, addentellati; essa si fa carico di far intendere un soggetto che è al tempo stesso insistente e non individuabile, sconosciuto e tuttavia riconosciuto in base a un’inquietante familiarità: le parole non sono più concepite illusoriamente come semplici strumenti: esse sono lanciate come dei proiettili, delle esplosioni, delle vibrazioni, delle macchinerie, dei sapori: la scrittura fa del sapere una festa. 
Roland Barthes, Lezione: il punto sulla semiotica letteraria; Giulio Einaudi editore, 1981 traduzione: Renzo Guidieri

Omaggio. La professoressa ricorda con gratitudine la figura di un suo insegnante di matematicaLa poesia che segue ce la spedì il mio professore in questo stesso liceo, matematico alternativo e poeta l’anno che fu trasferito . La dedico a tutti quei professori che riescono ad insegnare qualcosa , non importa che cosa ma comunque qualcosa che arrivi giù in fondo, si sedimenti, si riproduca come un’ eco , a quegli insegnanti che sanno insegnare il desiderio di conoscere, il piacere di sapere . La dedico pure a quegli alunni capaci di provare questi desideri e questi piaceri , insieme a tutti gli altri della loro giovinezza, ragazzi fortunati . La dedico infine a quegli insegnanti e a quegli alunni che tengono in bocca, qui a scuola , sul fiore delle loro labbra un sogno di libertà , la mite sapienza del “ volemose bene “ . Paola – Maturità del 1983 , Professoressa in questo Liceo
 “E’ citazione , ormai , non più eccitazione di mattina presto! Perdonate, quindi, agli odierni maestri di sapere concedete la mediocrità del lavoro quotidiano strappatevi la testa e gettatela in giardino dietro ai cipressi dimenticate voi stessi scomparite nelle classi e andate in controfigura a Canossa. Non ho nulla da dirvi, mi dispiace. E’ vero: il potere che non c’era s’è disperso, quel po’ di sapere che ci era utile e che conserviamo; la saggezza mite del “ volemose bene” e, vi dico , ancora in bocca un sapore impossibile di libertà” 

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