E allora? |
Assai prima della strage dei corpi io ho assistito ad un'altra strage, la strage delle anime. Molti attorno a me parevano non avvedersene; qualcuno ne aveva il presentimento; ben pochi hanno scandagliato sino al fondo l'abisso d'ignoranza e d'incomprensione che l'hanno resa possibile. Codesta strage degl'innocenti, voi l'avete indovinato, è quella che, di giorno in giorno, perpetrava la scuola; è la stessa, che, senza averne sentore o avendone ben poco, compivano e compiono tuttora i maestri. Con la coscienza e lo zelo di fedeli operai, con pazienza e con accanimento essi mutilavano, e mutilano ancora, le anime dei fanciulli.
Sistematicamente, spietatamente, con l'ausilio dello Stato e della società, sotto gli occhi dei genitori e di tutte le buone persone clie ci attorniano, la scuola prosegue la sua opera di uccisione degli spiriti. E di ciò, o madri in gramaglie, io fremo forse più che non della grande e odiosa carneficina della guerra. Esagero?
Considerate piuttosto: la guerra tronca vite umane, ma alcune languono poi si spengono, altre si drizzano ancor su, qualcuna scampa. E il tempo continua medesimamente l'opera sua: già ondeggiano i giunchi sulle buche scavate dagli obici e rinverdiscono i campi straziati dalla mitraglia e i fili di ferro spinati arrugginiscono e si riducono in polvere. Ma la scuola? Non sono soltanto cinque o dieci le vittime ch'essa colpisce ma tutte o quasi tutte. Tutte le alloggia, le domina, le piega. Di tutte s'impossessa per mesi e per anni. Dove regnava la gioia della vita essa chiama il tormento; dove trillava la gaiezza essa impone la gravità; in luogo del movimento spontaneo esige l'immobilità, in luogo dei gridi e dei sorrisi il silenzio. E così pretende si faccia allo scopo di foggiare uomini e donne degni di tal nome. Via! che è necessario nella vita? la sapienza o la ...
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