venerdì 4 settembre 2015

mettere in mezzo



Ma io metto in mezzo [idiomatico a roma]  +FrancescoD'Ambrosio -Ego non come comportamento esemplare, ma come una realtà emblematica piuttosto della scena digitale che osservo a Roma. Nella ricerca della forma si finisce con l'imitare, mentre la ricerca formale può invece indirizzare la nostra indagine personale, indagare la cosa osservata per muoverla sensibili al contesto.
E metto in mezzo Renata R per avere una presenza di umanità consolidata nell'elaborazione culturale, cioè sul tentare il controllo della forma senza debordare nello sprofondo del culturale installato.
Come chiunque altro, io non dispongo che di tre mezzi per valutare l'esistenza umana: lo studio di se stessi è il metodo più difficile, il più insidioso, ma anche il più fecondo; l'osservazione degli uomini, i quali nella maggior parte dei casi s'adoperano per nasconderci i loro segreti o per farci credere di averne; e i libri, con i caratteristici errori di prospettiva che sorgono tra le righe.

Ho letto, più o meno, tutto quello che è stato scritto dai nostri storici, dai nostri poeti, persino dai favolisti, benché questi ultimi siano considerati frivoli, e son loro debitore d'un numero d'informazioni forse maggiore di quante ne abbia raccolte nelle esperienze pur tanto varie della mia stessa vita.

 La parola scritta m'ha insegnato ad ascoltare la voce umana, press'a poco come gli atteggiamenti maestosi e immoti delle statue m'hanno insegnato ad apprezzare i gesti degli uomini. 

Viceversa, con l'andar del tempo, la vita m'ha chiarito i libri. Ma questi mentono, anche i più sinceri. I meno abili, in mancanza di parole e di frasi nelle quali racchiuderla, colgono, della vita, un'immagine povera e piatta; altri come Lucano, l'appesantiscono, l'ammantano di una dignità che non possiede. Altri ancora, al contrario, come Petronio, l'alleggeriscono, ne fanno una palla vuota e saltellante, che è facile prendere e lanciare in un universo senza peso. 

I poeti ci trasportano in un mondo più vasto, o più bello, più ardente o più dolce di quello che ci è dato; per ciò appunto, diverso, e, in pratica, pressoché inabitabile.



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