GIOVA FORSE TALORA PENSARSI ALTRIMENTI: FINGERSI IN UN'AULA Professore alle medie. Davanti ragazzini vestiti di nero, che seduti mormorano ai loro cellulari distratti, rimemorando video-giochi o rapidi erotismi. Guarderei gli orologi di alcuni, deducendone che trovano al risveglio sui loro comodini una paghetta esentasse che supera lo stipendio quotidiano che il mi-nistero paga agli insegnanti. Tra file di capelli diritti spierei gli altri, più poveri. Tutti però a parlare tra loro. Meglio così; temerei il loro silenzio. Ma che dire? Parlerei di pugilato, dei film di Bergman, di conchiglie o di quel tal Luke Howard, farmacista e medico, che nel 1803 si dedicò alla mite stravaganza di catalogare le nuvole. Direi formativa la spiegazione della differenza tra i cirri, i cumuli e i nembi. Soprattutto varierei tono: ricercherei prima quello epico, poi quello comico, infine il tragico. Con certezza, li deluderei. Ne sarei ben presto deriso. Ma tenendo al mio stipendio dovrei restare li; forse m'abituerei. Avrei la scusa del programma da recitare. Educarli a che? A dissentire da un'epoca subumana? Sarebbe un male, l'inasprirebbe, indebolendoli. Educarli alle piccole cose che diano loro forze di fede e bellezza? Preside e consigli scolastici mi richiamerebbero al programma. Scassinare con loro per fini venali un sito Internet? Finiremmo in prigione. Adattarmi al programmi e insegnargli qualcosa di utile a trovarsi un buon lavoro? Ma di ciò í professori sanno assai poco, altrimenti l'userebbero per sé, cambiando lavoro. In conclusione la condizione d'un professore è disperata. Quello che egli sa, se lo sa, serve a poco. Non c'è salumiere del Riminese che, leggiucchiando, ormai non lucri in Borsa due stipendi in più al mese. Il mondo è ormai una specie di Enalotto ad aria condizionata, in cui tutto gira troppo in fretta, peché sia concesso d'educare alla calma. La scuola è come Viri, destinata alla liquidazione. Un computer, qualche soldo agli orridi corsi a pagamento personalizzati e s'ottiene già ora un pezzo di carta. Meno pene e miglior risultato. E alla fine minori umiliazioni per tutti. Perciò dissento dall'idea di fare gli esami ai professori. In questa scuola sarebbero un'altra commedia. Il ministero vive nel mondo di Henver Hoxhae, la riforma è grottesca, tampona le falle d'una nave di ferro arrugginita. Saltatene via. Come? Temo che per chi voglia davvero insegnare ci sia solo una soluzione libertaria: abolire il ministero, e il valore legale del titolo di studio. Farsi le scuole da soli.
sabato 19 marzo 2016
Alvi. Professore alle medie.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
3 commenti:
Ah, gli economisti! Lungimiranti nelle loro previsioni tanto quanto incapaci di... entrare in un'aula scolastica.
Ricordo bene questo articolo del 2000 dell'economista geminello. I salumieri (certo solo quelli del riminese) che saranno diventati nel frattempo dopo avere di mese in mese, leggiucchiando un po', raddoppiato in borsa i loro stipendi? Certamente i geminelli sono rimasti tali: "Gli altri, non nati per studiare, si addestrerebbero ai nobili lavori manuali, così da limitare gli immigrati, nonché l’odierno spreco energetico nelle palestre. Vantaggi per il bilancio statale, e per la morale, per i mestieri non celebrali"
Celebrali non è refuso, ma autocelebrazione.
http://www.ilgiornale.it/news/gelmini-ci-salver-scuola-matriarcale.html
http://ospitiweb.indire.it/~rmmm0015/immagina.htm
Qual è il riferimento a Emma Castelnuovo nel pubblicare siffatti risibili articoli?
Luigi
il Politically Correct, la correzione del 'politico', è la debauche della democrazia liberale; nè Alvi nè Emma Castelnuovo sono dei debosciati, è questo il legame.
Emma Castelnuovo non c'è più, ahimè, per dirlo, ma la sua vita dice abbastanza da sapere la sua fiera indipendenza, la crudele schiettezza, il suo orrore del gregarismo. Una affermazione su tutte: "Abbiamo potuto fare dell'insegnamento "gratuito" e non conformista perchè in Italia nella scuola pubblica non c'è stato alcun controllo di alcun tipo", non per intenti di liberalità, ma per il lassez faire di un'istituzione-parcheggio a cui Emma è stata sempre estranea, una splendida eccezione, non ripetibile.
Nelle scuole medie inferiori di cui lei era un campione, i suoi libri erano presto accantonati dal 99% degli insegnanti di matematica e altre scienze: questi sono i fatti, il resto è chiacchiera degli eterni pareggiatori che sognando la Società Armoniosa espungono il Conflitto ch'è il lavoro di Sisifo a cui Emma Castelnuovo non si è mai sottratta, proprio come Geminello Alvi.
Vocabolario on line
debosciato agg. [dal fr. débauché]. – Sregolato, dissoluto, fiaccato da una condotta di vita viziosa: un giovane d. (e analogam., una gioventù, una generazione d.); anche s. m. (f. -a): è un debosciato.
Non riconosco nella Sua citazione Emma Castelnuovo. O meglio conosco benissimo la citazione ma Lei è capace di renderla sterile e inoperante, fastidiosamente polemica, mentre in Emma rientrava in una pacata e ampia analisi sociale e storica.
Emma per fortuna vive in molti, le sue parole chiare, nette, ferme con uno spirito indomito che al solo ricordo mi si illumina lo sguardo non sono mai state poveramente conflittuali né mai ho sentito da parte di Emma sterili invettive alla Sgarbi cui io accomunerei un personaggio come Alvi e non certo alla Castelnuovo.
Non le chiedo rispetto per Emma, qui non ci può essere.
Luigi Armando
Posta un commento