martedì 1 dicembre 2015
Serena a scuola
"Non è da tutti farsi succedere qualcosa". E' una frase che significa due cose: da un lato essere oggetto
o soggetto di un avvenimento, dall'altro saperlo assorbire tanto a fondo da raccontarlo.
A me, quasi sei anni fa, è successo d'iscrivermi all'Unical.
Non ero spaventata dall’inizio di questa nuova esperienza, ero se mai dubbiosa e ansiosa come chi chiude
un capitolo della propria vita e non sa a cosa va incontro; e al tempo stesso eccitata ed euforica per la
scoperta di un nuovo mondo.
Sta di fatto che non ero sola!!!Una persona si è imbarcata con me sulla nave “UNICAL”, ma ancora non
sapeva di essere coprotagonista di questa storia:mia figlia! In fondo anche per lei ho deciso di
intraprendere questo percorso.
Fatto il biglietto (pagate le tasse), fatte le valigie (preso il necessaire per i corsi) la nave salpa!!
E’ proprio come una traversata transoceanica che vedo il mio percorso universitario. Una lunga crociera.
La prima parte della traversata non è stata tutta rose e fiori ovviamente. L’attracco al porto “Tesi” è stato
molto sofferto, soprattutto per il fatto che la terra mi sembrava sempre vicina, ma una serie di impedimenti
hanno ostacolato l’attracco. Dapprima l’approdo è stato impossibilitato dai fondali bassi (la mancanza di
profondità del fondale vuole essere una metafora della mancanza di elasticità mentale di alcuni soggetti
che mi hanno “accompagnato” in questo importante percorso formativo). E’ seguita poi ’incapacità del
comandante in seconda nel raddrizzare la rotta del mezzo (chi avrebbe dovuto indirizzarmi verso alcune
scelte non ha avuto capacità di farlo, con l’effetto, nefasto, di prolungare la traversata). A fare da contorno
il mare molto mosso (provocato da turbe familiari).
Ma nonostante la corrente andasse contro il mio “vascello” sono riuscita ad approdare. Posso perciò dire
che la mia esperienza di navigazione è stata si, bella, piacevole, divertente, ma anche lunga e faticosa.
Fortunatamente non sono colata a picco come il Titanic!! (e mi permetto di dire che non ho trovato il mio
Jack!!)
Da ottobre dello scorso anno la nave è salpata di nuovo; destinazione “Laurea Magistrale”. Rispetto
all’andata il ritorno sembra essere molto più tranquillo, e per dirla tutta, la vivo in maniera completamente
diversa rispetto a prima. Al momento la traversata procede per la meglio; ho incontrato persone nuove e
soprattutto simpatiche e la nave ha fatto sosta in luoghi interessanti (ho seguito corsi stimolanti), quindi,
turisticamente parlando, finora, nella navigazione non ci sono intoppi!
Paragono la mia esperienza universitaria a una crociera, perché proprio come in una crociera è strutturata
ed organizzata. Ci sono sia i momenti in cui si è vincolati a rimanere a bordo (ossia a studiare prima di un
esame, specie se l’esame non è reputato interessante), ma c’è anche la possibilità di scendere e vedere
dove la nave si è fermata (decidere se seguire o meno un corso), il tutto dipende dall’interesse suscitato
dalla meta.
La vita universitaria, proprio come una crociera, “forza” a socializzare; e proprio come in viaggio su una
MSC, ho incontrato persone che ora fanno parte della mia vita.
Il campus non l’ho vissuto a pieno, sia perché sono autoctona, sia perché sono mamma, e per tale motivo,
cerco come meglio posso di incastrare gli impegni accademici con quelli familiari, dai quali non si va mai in
vacanza.
Non avrei mai pensato di vedere la mia esperienza universitaria in chiave turistica, soprattutto per il fatto
che, per me, sono, a primo acchitto, due mondi agli antipodi . . . apparentemente!!!
Il mondo del turismo, dal punto di vista del cliente, è, quasi sempre, tutto rose e fiori, riposo e relax;
mentre il mondo dello studio è tutt’altro, è impegno, stress. Ciò non toglie comunque la possibilità di
vedere positivamente un percorso formativo, per quanto impegnativo e difficoltoso possa essere.
Analizzandola bene, l’offerta universitaria è in tutto e per tutto paragonabile a quella di un tour operator,
visto che ne riflette la pluralità e l’eterogeneità. Proprio come il turismo, la vita universitaria è cambiata.
Nei secoli passati un viaggio era esperienza da gente nobile, oggi, invece, si può tranquillamente decidere di
passare un week end a Barcellona o a Londra o chissà dove, senza spendere cifre esorbitanti.
Similmente, all’evoluzione del fenomeno turistico, il fatto di usufruire di un servizio “specializzante” e
“altamente formativo”, quale l’università, è cambiato notevolmente. Eccezion fatta per le tasse, che
“limitano” l’accesso al sistema (purtroppo anche a chi lo meriterebbe davvero) molti sono i soggetti che, in
maniera audace, intraprendono questo percorso con la stessa tranquillità con cui si può andare a passare
un week end a Barcellona.
La mia non è un’invettiva al sistema universitario locale, ma alla temerarietà di quei soggetti che intentano
un percorso universitario, in maniera inconsapevole, senza rendersi conto del fatto che, magari potrebbero
dedicarsi a tutt’altro, riuscendo.
Da ignorante in materia posso dire quindi che per alcuni soggetti, iscriversi all’università è un po’ come una
tendenza, una moda, per il fatto di associarla, in maniera errata, ad uno stile di vita. “Mi iscrivo
all’università così mi scialo” o “Vado a fare l’Erasmus in Spagna per farmi na vacanza” ho sentito dire in giro
a molti.
Tutto sommato questi sei anni (finora) trascorsi nel campus come studente, mi portano a pronunciarmi
positivamente sul nostro ateneo, che turisticamente parlando, credo sia polo attrattivo e (a quanto dicono)
valido e rinomato.
Attraccata la nave credo che farò difficoltà a scendere, proprio per il fatto che, terminata la “crociera” non
so a terra cosa mi aspetta. Ma sono fiduciosa e spero che, per me, come per i miei colleghi, ci sia la
possibilità di mettere in atto quello che abbiamo appreso in questo percorso.
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