venerdì 25 novembre 2011

Bruno de Finetti, un matematico scomodo

|....ricostruendone la biografia e fingendo poi di intervistarlo su temi come la religione, l'arte, il futuro dell'umanità, la politica, i problemi del lavoro, il valore legale dei titoli di studio, la matematica, il ruolo dell'assiomatica ecc.....|
Bruno de Finetti un matematico scomodo non è soltanto una biografia della vita di de Finetti, ma soprattutto una biografia del suo pensiero e del suo porsi di fronte ai vari aspetti della società umana che vuol essere anche un’ ‘elegante’ e ‘pacifica’ protesta contro chi ha la pretesa di etichettare ogni cosa con la rigida logica del certo, scegliendo drasticamente fra vero e falso, giusto e sbagliato, destra e sinistra… ignorando le voci di chi, invece, vuol sottrarsi a quella logica. 


Dalla Prefazione:
“Una biografia che ha l’ambizione di ‘raccontare dall’interno’ (è de Finetti stesso che parla), senza retorica e ad un vasto pubblico, un Bruno de Finetti in gran parte poco noto, ponendo in evidenza i tratti fondamentali del suo pensiero così originale, acuto e anticonformista, che certamente risulteranno di conforto e d’incitamento per tutti gli uomini che vogliono ancora credere nella cultura, nella giustizia, nel dovere di contribuire, ognuno per la sua parte, alla costruzione di una società e di un futuro migliori.
La conoscenza più ravvicinata della complessa personalità umana e scientifica di de Finetti, nelle sue varie sfaccettature, può fornire a tutti seri e forti spunti di riflessione su molti temi, non soltanto culturali ma anche etici, e può essere un valido contributo a valorizzare e stimolare fra i giovani nuove vocazioni scientifiche, di cui l’Università italiana oggi patisce la crisi.

Il legante che, idealmente, tiene assieme fra loro tutte le parti dell’intervista è sostanzialmente uno: l’esaltazione della tolleranza, intesa come libertà d’espressione, conseguenza etica diretta del relativismo soggettivo di cui de Finetti fu instancabile paladino, il rifiuto di qualunque forma d’imposizione, la valorizzazione dell’intelligenza umana nel senso migliore del termine, cioè volta al conseguimento del bene collettivo, il rispetto dell’uomo e della Natura, il desiderio di conoscenza come visione da molteplici punti di vista, la valorizzazione delle capacità dell’uomo più eticamente produttive, l’apertura a nuove idee, l’umiltà che deriva dalla consapevolezza di essere infinitesimi in un mondo tanto immenso che ci piace chiamare infinito.

La rievocazione dell’infanzia e giovinezza di Bruno de Finetti è il risultato d’accurate ricerche fra lettere manoscritte, appunti inediti, quaderni di famiglia, e della lettura del lungo diario tenuto dai genitori per i primi dieci anni, il tutto corroborato e integrato da ricordi personali della figlia Fulvia. Anche le illustrazioni proposte sono costituite da una ricca iconografia inedita d’epoca: fotografie di famiglia e vignette create dal pittore Gino de Finetti, zio di Bruno, e da quest’ultimo, che fin da giovinetto amava molto disegnare. Questo materiale fornisce anche una preziosa testimonianza della società italiana d’inizio Novecento e del sottile, raffinato umorismo che accompagnò il giovane Bruno anche da adulto nei momenti più difficili.”

Dall’Introduzione Bruno de Finetti. Chi era costui di Giordano Bruno:

“Entrando nel merito del contenuto di questo volume, desidero sottolineare la capacità che hanno avuto gli autori di fornirci un ritratto affascinante di Bruno de Finetti, non tanto per averci fatto conoscere i pur interessanti e significativi accadimenti della sua vita, quanto piuttosto per essere stati in grado di disegnare l’uomo de Finetti, oltre che lo scienziato e pensatore a tutto campo, attraverso l’elegante proposizione di un’intervista postuma – di per sé impossibile – resa viceversa ‘possibile’ per il fatto che le risposte sono tratte dagli scritti dello stesso de Finetti. Opera quanto mai ardua non solo perché per cultura siamo abituati soprattutto a fornire risposte piuttosto che a porre domande, ma anche perché in sovrappiù in questo caso si è trattato di risalire da temi esposti nelle opere del maestro a delle argomentate e sensate domande che potessero generare quelle risposte. Poiché il risultato, come dicevo, è tale da farci comprendere appieno l’enorme varietà di interessi, cultura, capacità di analisi, elaborazione di proposte, straordinaria manifestazione di ‘pensiero divergente’ e ‘sistemico’ di de Finetti, in abbinamento ai suoi moti dell’animo, alle insofferenze, all’imbecillità, al coinvolgimento personale nei confronti degli irrisolti problemi dell’umanità – per la soluzione dei quali si sforzava sempre di indicare una possibile strada da seguire –, non posso che complimentarmi con gli autori per il raggiungimento del fine perseguito.”

F. de Finetti - L. Nicotra > Bruno de Finetti, un matematico scomodo Belforte ed., Livorno, 2008 pp. 295; euro 22 
 
 Si era iscritto nel 1923 al Politecnico di Milano. Studente del 3° anno, avviò una ricerca di Biologia matematica ispirata ai lavori del biologo Carlo Foà e sfociata in una pubblicazione su Metron. Nel 1925, per insistente suggerimento di Levi-Civita, passò all'appena costituito Corso di laurea in Matematica applicata di Milano.

Conseguì la laurea nel 1927, discutendo con Giulio Vivanti una tesi di Analisi vettoriale in ambito affine. Subito dopo la laurea lavorò all'Ufficio matematico dell'Istituto Centrale di Statistica e nel 1931 entrò a far parte – rimanendovi fìno al 1946 – dell'Ufficio attuariale delle Assicurazioni generali a Trieste. Conseguita la libera docenza in Analisi (1930), tenne per incarico diversi corsi universitari fra Padova e Trieste finché, costituitasi nel 1946 la Facoltà di Scienze a Trieste, si dedicò esclusivamente all'insegnamento universitario, ricoprendo la cattedra di Matematica attuariale.


Nel 1951 si trasferì sulla cattedra di Matematica finanziaria e infine, nel 1954, passò all’Università di Roma, ove (dal 1961) insegnò, fino al collocamento a riposo, Calcolo delle probabilità presso la Facoltà di Scienze. Il fatto che per lungo tempo l'attività scientifica di De Finetti si sia svolta solo "a tempo parziale" non gli impedì di crearsi, sin da giovane, una solida fama di studioso internazionalmente noto per i suoi contributi al Calcolo delle Probabilità, alla Statistica, alla Matematica finanziaria e attuariale, all'Economia e all'Analisi. Molti – quasi un terzo e fra i più significativi – degli oltre 290 suoi scritti portano una data anteriore al 1946.


Un periodo di prodigiosa attività creativa fu in particolare quello degli anni 1926-'30 in cui, pur interessandosi a tematiche varie, diede avvio a quell'impostazione soggettiva del Calcolo delle probabilità che più di ogni altra sua opera lo ha reso famoso nel mondo della cultura scientifica e filosofica. Tale riconoscimento, seguito a un lungo periodo di indifferenza o di rifiuto delle sue concezioni, si deve principalmente a LJ. Savage che, a partire dal 1951, diffuse nel mondo anglosassone quegli aspetti della teoria che riguardano soprattutto il suo impiego nei problemi dell'inferenza statistica. Un cenno a parte merita, infine, il pionieristico lavoro svolto da De Finetti nel campo del Calcolo automatico, lavoro certamente stimolato dall'esperienza maturata alle Assicurazioni Generali.


Nel 1951, dopo un viaggio in U.S.A. compiuto – insieme a Mauro Picone e Gaetano Fichera – per visitarvi e studiare i Centri di Calcolo, De Finetti fu chiamato all'I.N.A.C. per collaborare al progetto di installazione di un "calcolatore elettronico": Da questa esperienza scaturì la Nota Macchine che pensano e che fanno pensare, ricca di notizie, suggerimenti e riflessioni, dove tra l'altro è sottolineato l'interesse nei confronti dell'impiego di metodi statistici (Metodi Monte Carlo) per la risoluzione numerica di diversi problemi matematici ed è preconizzato il ricorso al calcolo simulato.


Non si può neppure dimenticare l'impegno di De Finetti nella Didattica della Matematica, testimoniato dalla pubblicazione di trattati, manuali, note didattiche e articoli divulgativi, nonché da una intensa attività organizzativa: fu Presidente della "Mathesis", Direttore del Periodico di Matematiche e fondatore a Roma di un "Club Matematico" per attivare seminari su problemi di Didattica. Socio dell'Accademia dei Lincei, fu anche membro dell'Istituto Internazionale di Statistica, Fellow dell'Institute of Mathematical Statistics e socio degli Istituti attuariali francese e svizzero.
 Necrologio: “Bollettino della UnioneMatematica Italiana”, S. VII, vol. I-A (1987), n. 2, pp. 283-308 (Luciano Daboni).

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