martedì 24 novembre 2015

di che mondo parliamo?


Testuale contro digitale? Ma di che mondo parliamo? ...  la cultura della società da cui veniamo è “testuale”?No!Da molti decenni, la cultura in cui viviamo è multimediale, a prevalenza televisiva. E la scuola non ne ha mai tenuto conto! La cosa più buffa (se non fosse che comporta uno spreco enorme di tempo, pensiero e denaro, perché si finisce per agire poi in direzioni assolutamente sbagliate) è che, non avendo il mondo dell'educazione mai tenuto conto della televisione, oggi molti pretendono di passare direttamente al “digitale”, ancora non tenendo conto di decenni di televisione. Il che, nella migliore delle ipotesi, è abbastanza patetico!
E la cultura verso cui andiamo è “digitale”?No!
Digitale non è una cultura, ma semplicemente il funzionamento interno, provvisorio, della tecnologia attuale, che per il resto noi usiamo attraverso interfacce assolutamente analogiche. Domani i computer potrebbero basarsi per es. sulle reti neuronali e per l'utente finale che usa solo le app, probabilmente non cambierebbe molto, come non è cambiata in sostanza la televisione, che prima era analogica e oggi digitale, ma, a parte qualche opzione interattiva e il fatto che la possiamo vedere anche on line, sempre televisione è.
Oggi il “digitale” sono strumenti importanti che rendono possibile un livello di comunicazione e anche di produzione di base senza precedenti, ma che in realtà continuiamo a usare solo per una minima parte delle loro potenzialità, sprecando risorse immense che davvero potrebbero "cambiarci la vita", perché il "digitaleè soprattutto una ideologia che si basa essenzialmente sul mercato!Devono convincerci a cambiare ogni sei mesi aggeggi che fondamentalmente non sappiamo usare e chenon impareremo mai ad usare, perché se no smetteremmo di buttarli continuamente via e incominceremmo a farci quello che ci serve davvero, per produrre e comunicare.
Vedo tanto questionare sugli ebook e i libri di carta, sulla “inutilità” della scrittura in corsivo (ma siamo pazzi?) e quasi nessuno che si pone la domanda su come mai, in un mondo con il massimo di potenza di comunicazione della storia, la gente, i gruppi, i popoli e le nazioni riescono sempre meno a comunicare. La conflittualità è diffusa ovunque; la politica si basa come non mai su slogan elementari ed emozioni di pancia; guerre, terrorismo, violenza e integralismi contrapposti si moltiplicano in tutto il mondo; e poi cambiamenti climatici devastanti, crisi economiche a raffica, migrazioni epocali contro cui si innalzano muri!E il problema dell'educazione è che non è “digitalizzata”? Ma scherziamo?
Le macchine e la tecnologia sono estensione dei sensi, della mente, delle relazioni tra gli umani. E gli umani sono corpo, ambiente, socialità.Negli anni Settanta del secolo scorso, non solo si suonava la musica che va ancora oggi, ma una parola d'ordine agitò per un certo periodo il meglio dell'educazione italiana: a scuola con il corpo! A parte molte situazioni fortemente innovative che hanno mostrato che i miracoli sono possibili (Don Milani,Mario LodiReggio Emilia, senza bisogno di andare in Finlandia!),l'istituzione scuola però, il cui scopo principale è riprodurre se stessa, non ne ha tenuto conto, e continua a non tenerne conto, inseguendo le mode e la “tecnologia”, che oggi si chiama digitale, e che serve a ben poco nel momento in cui viene da una parteimposta dall'alto a un corpo insegnante che deve continuamente rincorrerla, e dall'altra non si appoggia su uno sviluppo armonico ed equilibrato delle persone.È dimostrato che con i bambini e i ragazzi, partendo per esempio dall'animazione teatrale, si ottengono risultati in termini anche di apprendimento e produttività assolutamente superiori, con un uso anche delle macchine e della tecnologia naturale, appropriato, non conflittuale.
Forse il problema è che partire finalmente dalle persone, essenzialmente non costa niente. Si fanno i conti con quello che si è e che si ha, non ci si sente sempre inadeguati, e magari ci si confronta l'un l'altro, per scambiarsi le esperienze. Che è poi l'unico modo serio di non “perdere tempo”.
Troppo poco costoso? Troppa poca burocrazia? Troppo facile?

Quattro computer Kano montati da 17 bambini

Arrivare a usare le tecnologie digitali come si usano il martello e i chiodi.
[design.rootiers]
Quali sono gli strumenti del nostro tempo? Quelli che meglio ci permettono di codificare, rappresentare, capire e in qualche modo cambiare la nostra vita? Le domande, si sa, generano dubbi e la ricerca di risposte genera essa stessa nuove domande, in un circolo che potremmo definire virtuoso poiché là dove si fondono i pensieri, si generano certezze.
http://iamarf.org/2015/11/21/grazie-alla-scoperta-del-computer-giocando-con-i-codici/ 



venerdì 6 novembre 2015

Maestra, la mappa.

A me è sempre piaciuto programmare e penso che saperlo fare aiuti in molte altre cose, geografia compresa. Con il progetto dell’anno scorso, ho provato a utilizzare le attività di coding messe a disposizione sul web per rinforzare la capacità dei bambini di orientarsi nello spazio.

Come ha selezionato i bambini? [° Coding a classi aperte Diario di bordo per maestre e alunniPrima di tutto ho chiesto loro quanti fossero disponibili a fermarsi un paio d’ore in più il pomeriggio. In base alle disponibilità, ho creato un gruppo eterogeneo (cioè formato da bambini con caratteristiche diverse), proveniente da tutte e quattro le classi terze, in cui provare ad aiutarsi e a imparare insieme.


giovedì 5 novembre 2015

Porto di mare

Fermate come Porto di Mare io le ho sempre e solo lette sui pannelli informativi ma certe circostanze ti aprono le porte su luoghi mitici della città in cui vivi perché sì, Porto di Mare è una fermata della metro, a Milano dove il mare non c’è.
Eppure esiste.
Di tutto questo, dei biglietti, le trame, la profonda conoscenza della toponomastica, il lancio delle keywords a muzzo sulla barra di ricerca e molto altro, dobbiamo ringraziare solo Google e il suo potere pervasivo di motore delle nostre vite, senza cui in certi casi saremmo persi.
Persi.
Ma Esso esiste e ci salva il deretano in più di una occasione e dobbiamo ammettere questa verità e dire viva Google, gloria a Mr. Jhon Google oggi e sempre e abbasso i bagarini.

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