venerdì 8 marzo 2013

Zona Rimozione

La generale menata dell'  "imparare a scrivere senza aver nulla da dire"[::]  e a "calcolare avendo sul tavolo visibili gli elementi concreti" [::] era pane quotidiano.Per la matematica un indirizzo servile, di servizio, e alle lettere la gloria eterna, virginale, dello scrivere bene e leggere meglio. 
Macchine Matematiche, forse.
Sia chiaro che l'uso di elementi concreti per Emma Castelnuovo è un momento dell'indagine teorica, da un'utensileria gli strumenti a disposizione dei colleghi, degli allievi, e per sè stessa innanzitutto una pratica intellettuale.
Il bidello genio della tecnica è uno dei compagni di strada, poi gli studenti universitari tirocinanti, gli ex-allievi, i suoi estimatori de La Nuova Italia, e chiunque che, senza iscriversi al club, si accoda sedotto dall'avventura della manipolazione, dal ruminare che accompagna il districarsi nell'esplorazione e nell'indagine.
Dal mondo del pressappoco all'universo della precisione, una specie di percorso ontogenetico implicito nella didattica della matematica che la professoressa Castelnuovo suggerisce emblematicamente (non volendo lei assumere su sè stessa alcuna figura esemplare di comportamento).




Come insegnante della lingua italiana Emma percorre la strada inversa a quel "imparare a scrivere senza aver nulla da dire" che genera poi il suo doppio nel calcolo delle famose espressioni algebriche fascinose del mistero, assolutamente inespressive, mostruosamente dilaganti, che si eseguono meticolosamente come un kamasutra, senza fin amor
E gli specialisti, i superdotati, i bravi, che intasano la strada, non sono certo meglio: dominano il processo, lo governano, sanno condurlo, ma in quanto ad elaborare una lingua comune ai mortali (i comuni mortali, dicesi) non se ne parla. Sono i primi  ostacoli della diffusione dei linguaggi quantitativi - non so come definirli ora altrimenti - ma a loro seguono, m-o-s-t-r-u-o-s-i, i divulgatori della scienza, i soci della  pieriangela&figlio. A questi distruttori del senso intimo della conoscenza individuale, della responsabilità affascinante del sapere, del comune destino della conoscenza, andrebbe addossata la responsabilità non indifferente del fallimento della scuola pubblica; e non solo.


Macchine matematiche: Dalla storia alla scuola - Pagina 160 - Risultati da Google Libri

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