mercoledì 13 marzo 2013

Sette ippopotami non sono abbastanza

15 Novembre 2005
Giuliano cerca una filastrocca che ha sentito in televisione alla fine della puntata di ER martedì 15 novembre.
Ecco il poco testo che lui ricorda:


"Un ippopotamo solo, solo
chiama due amici intorno ad un paiolo.
Tre ippopotami dentro l'orto
con un quarto vanno al porto.
Cinque ippopotami vestiti eleganti
con un sesto diventano tanti.
Sette ippopotami non sono abbastanza,
Otto ippopotami riempiono una stanza..."



  ‘79, è questo il punto di svolta, o almeno sembra, del rumine didattico dell’insegnante di matematica all’ingresso delle scuole medie superiori: ecco i lavori splendidi con Prodi (Giovanni) Spotorno (Bruno) Villani (Vinicio) Lombardo-Radice (Lucio), i tredici magnifici, e poi quello di target Maraschini-Palma che allungano lo sguardo oltre i fondamentali di Castelnuovo (Emma) che hanno definito il campo.
E non dimentichiamo Frajese Maracchia D’Amore ed altri che elencheremo.
  E’ curioso in ogni caso che nulla poi sia cambiato nei numeri, solo piccole e senzienti, vivide realtà; e una galassia numerosa di esperienze personali a illuminare le notti della matematica scolastica, mentre la matematica si espandeva a perdita d’occhio con il favore del codice del software delle macchine e insomma del digitale.

La scuola immobile sta. Ma è il caso ora di parlare del mondo in cui la scuola galleggia,
parlar d’altro insomma, proprio per parlar di scuola.

Occorre a questo punto operare insomma una diversione sugli studenti di quegl’anni. Incanutiti precocemente, sull’incedere dell’adolescenza, si preparavano ad un pensionamento vertiginosamento anticipato, che venisse a coincidere con il loro ingresso nel mondo del lavoro, subito dopo il limbo degli studi. Da loro era impossibile dunque ottenere una qualsiasi forma di  impegno nella ricerca di una pratica didattica adeguata alle esigenze del momento: della scuola del lavoro conseguente del mondo circostante. E non inganni qui la formulazione paradossale scuola > lavoro > pensione addensate in un momento corale collettivo: si sa bene che i ragazzi sono lo specchio della società in cui crescono e dunque.. immaginarsi la società!
Nessuno voleva cambiare la scuola e la matematica in essa, doveva essere permesso di scorrere placidamente al termine della breve corsa per posizionarsi in posizione da godersi la vita: una specie di stordimento collettivo contagiava i ragazzi follemente.  I baby boomers si avviavano  gloriosi ad una vita di insignificanza al riparo dalle ideologie più varie, ad una godimento dei diritti inalienabili della demagogia democraticista.

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