IL SENSO DEL LIMITE E' MISURA E RITMO [1]
Bambini crudeli [Pierluigi Cappello]
L’uomo è misura di tutte le cose. Difficilmente un greco avrebbe
pensato a un’asticciola di legno, a proposito del metron. [Massimo Celani]
L’uomo è misura di tutte le cose. Difficilmente un greco avrebbe
pensato a un’asticciola di legno, a proposito del metron. [Massimo Celani]
siamo in 2012/01/cos'è-un-esperenziale : ALL'AZIONE DEL COPIA/INCOLLA [2] ci RISULTA
note fuori testo
[1] Pierluigi Cappello, Bambini del '77 http://www.ilsole24ore.com/domenica
[1] (...) Nel 1977 mezzo Friuli viveva nei prefabbricati, da circa un anno era stato arato dal terremoto. Io avevo dieci anni, ero un bambino. L’immagine che ho oggi dei bambini é l'immagine della purezza. Secondo me un bimbo é pura malvagità o pura bontà. Nella sua testa i colori dei pensieri non si sono ancora mescolati dando luogo alle sfumature che noi conosciamo.Dopo il terremoto, nei prefbbricati noi bambini eravamo esseri liberi, pura aria ne1l’aria; credo che a nessuno di noi importasse della catastrofe familiare che i nostri genitori avevano vissuto. Il loro dolore ci restituiva libertà, eravamo senza le briglie di un’attenzione sviata dal1’urgenza. lndossavamo maglioni infeltriti che le organizzazioni umanitarie avevano rovesciato a cataste in Friuli e avevamo le tasche piene di biglie. Gnomi delle discariche cercavamo bottiglie da allineare come bersagli per le nostre fionde.
Mi ricordo di Primo, Primo era un cecchino con la sua fionda, anch’io, alla fine, mi arranglavo bene, a forza di lividi sul pollice e sull’indice. Abitavo a Chiusaforte, un paese infilato in una gola e stretto lungo la statale e il fiume; le montagne alte limitavno il cielo ma liberavano 1’immaginazione. Avevamo tutto il tempo per noi. Eravamo tempo. Cosi fu facile ‘ inventarci una nostra personale Olimpiade. L’Olimpiade di Ceclis. Il campo in cui abitavamo. Saremo stati una dozzina; non di più. Per il salto in alto avevamo messo insieme due aste; dei chiodi che qualcuno di noi aveva rubato a suo padre erano stati disposti a intervalli regolari lungo le aste e servivano da sostegno all’asticella, un pezzo di canna da pesca in fibra che si piegava al centro. Cinquanta, sessanta, settanta, ottanta centimetri erano le misure, il traguardo più ambito un metro. Le prove di resistenza e di velocità non davano problemi accanto al campo si apriva una braida incolta perfetta per le nostre prestazioni atletiche. Avevamo stabilito in tre giri di braida la durata della prova di resistenza, duemila metri circa, e in cento venti passi quella di velocità. Per il lancio del peso c’era una grossa pietra e il giavellotto era un bastone affilato dai nostri temperini. L’Olimpiade doveva durare due giorni il primo giorno le semifinali, il secondo le finali. Non c’erano premi per chi avesse vinto, soltanto la stima accordata dal branco.
Tra noi c’era un bambinoche stava allo sport come un paracarro sta a un centometrista: non era particolarmente gracile, semplicemente non sapeva cosa fosse la coordinazione, era anche un po’ tardo ma non troppo, generoso di quella generosita pura dei semplici. Nella corsa veniva spesso battuto dalle bambine, c’e sempre un bambino battuto dalle bambine; nel formare le squadre di calcio era sempre scelto per ultimo: portiere, naturalmente. I1 suo soprannome banana. E stato naturale come un lampo di giugno: ci siamo accordati a sua insaputa per fargli vincere tutte le prove della prima giornata, cosi, per scherzo, dicevamo tra noi. Lo abbiamo soffiato in alto in alto in alto con le nostre parole, lo abbiamo gonfiato come una mongolfiera sorridente dentro il cielo della sua vittoria. La prova più difficile da fargli vincere e stata il salto in alto: sessanta centimetri, credo. Superati dopo tre tentativi, con un bambino che reggeva l’asticella senza darlo a vedere. Quel giorno tutti noi siamo stati un’iperbole. Lo abbiamo reso celebre. Celebre a Ceclis. I1 giorno dopo era una mattina ventosa di maggio. Ultimo nel salto in alto. Ultimo nel lancio del peso. Nella corsa di resistenza è stato doppiato. Lui piangeva sale e noi ridevamo. Quel bambino e diventato un ragazzo, a quindici anni un alcolizzato, a ventuno e stato disintossicato a San Daniele. Dormiva sulle panchine delle stazioni. Il suo concetto di eccellenza consisteva nel bere un bottiglione di vino il più rapidamente possibile sfiorando il coma etilico.
Format è una voce inglese che appartiene al linguaggio dei media: indica l’idea originale di un programma televisivo; con l’idea vengono venduti anche la relativa ricerca di mercato e un profilo stilizzato dei caratteri e dell’aspetto dei protagonisti da lanciare. Dal format le case di produzione fabbricano e scagliano in alto le loro celebrita fino a farle scoppiare. Il cinismo è lucido, il lampo notturno di uno scorpione. La differenza che intercorre tra il cinismo di una casa di produzione televisiva e il cinismo di quei bambini del ’77 è che questi ultimi sono stati un’iperbole gratuitamente, senza nessun movente concreto. Con crudeltà tanto maggiore.Il senso del limite é misura e ritmo.© RIPRODUZIONE RISERVATA
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