domenica 6 settembre 2015

Senza chiedere permesso

La costante: «La nostra conoscenza dei fatti. Nelle indagini fatte in Italia è restato costante un dato: solo il 30 per cento degli adulti ha un rapporto sufficiente con lettura, scrittura e calcolo. Gli altri si muovono solo in un orizzonte ristretto, subendo quel che succede senza saper capire e reagire». (lo dice uno che ha giocato un ruolo di potere enorme nella scena che dichiara immobile, il chiarissimo prof. De Mauro di ritorno)

La malattia invettiva«Ma, dico, lavoro di stato? Che poi la ggente intende come lavoro di status, e che l'altro lavoro se lo becchino rumeni e marocchini. Lavoro di qualità, ma pe' tutti. Per tutti? Di diritto (e di rovescio) la question è tutta qui». 
Test Israel: È ormai un luogo comune indicare la Finlandia come un modello di scuola innovativa, di successo e che riesce a conquistare le prime posizioni nelle classifiche internazionali OCSE-PISA, in particolare nella matematica; e quindi come un modello da seguire per avere successo nelle valutazioni. Ma proprio questo esempio dimostra quanto lo slogan delle “valutazioni oggettive” e della “misurazione delle qualità” sia fondato sulla sabbia.


Lettera a una professoressa


E dunque la Scuola. Chissenefrega della scuola, vogliamo il titolo che ci dà lavoro, sicuro, e pure bello se si può. Titolisti tutti. Emma di questo, con la sua onestà, non si occupa da subito. Emma crede nella libertà e nella persona, non so se fosse comunista, ma certo degli Individui non parla mai, dice nomi e cognomi, è egoista, cerca l'interlocutore, lo guarda negli occhi. Che pace! E in questo clima insegna alla media Tasso, tesse le sue laboriose giornate con chi ci sta, e le sue frequentazioni fanno il resto: nell'ultimo saluto al tempietto ne ho sentito l'eco favolosa per me, le grandi sincerità amicali, brusche all'occorrenza e aperte ad altri. Quando ci lasciammo ad un primo appuntamento e si venne allo scambio dei riferimenti per continuare, lei come ovvio "Sono in elenco" disse, ed è detto tutto. Eppure era ben consapevole dell'importante notorietà che l'accompagnava, del valore dei suoi studi, le era naturale la cultura. Senza filtri si affidava alle pratiche democratiche che nel nostro dopoguerra, pur nelle difficoltà che sappiamo della sperimentazione, hanno sempre segnato il mondo della scuola. Nel libro di aritmetica (°°) che presenta ai colleghi lo ricorda come un'evoluzione insita nelle cose e i favolosi anni sessanta ne confermeranno lo spirito di una società che si apre al benessere e ai problemi che ora è possibile affrontare più compiutamente.

Quando si è perso il filo? Quando lei lascia la scuola siamo alla fine dei pessimi anni settanta, deludenti le loro promesse. Il convegno all'Accademia dei lincei che la saluta è nel mio ricordo il momento più alto e possibile.

 Emma a mio vedere era isolata paradossalmente, le sue prove erano sotto gli occhi di tutti ma pochissimi guardavano in quella direzione; Emma, è chiaro, era una maestra-maestro nel suo campo e la sua era scuola di vita; maestro di mestiere come aveva scelto d'essere, esercitava il magistero nella sua necessità, per questo il suo lavoro ci parlava anche dopo aver tanto detto nei decenni ormai.


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