sabato 22 dicembre 2012

Tecnologie della parola e dell'arte

  Meglio non fare storie si dice, e se invece fosse il caso di? alla Storia c'è già chi ci pensa, noi possiamo tirare calci altrove. Il che corrisponderebbe bene, perfettamente, a una esasperazione della personalità, alla sensibilità solitaria e quasi morbosa alla quale è arrivato il borghese. Con più grandi  e frequenti cambiamenti nel leggere e nello scrivere, e nel loro uso nella vita di tutti i giorninaturalmente
  Vedete bene che funziona, il testo, basta che si riferisca a qualcosa di vivo, urgente, con una sua necessità. In questi casi potrebbe essere il bisogno di ridefinire il campo, andare avanti. Così il digitale diffuso fa ora lo stesso effetto della stampa a suo tempo sulla gente comune, intesa come la gente in cui siamo dentro. E la sensibilità solitaria e quasi morbosa anche: lo sperdimento nella dimensione di massa è presente più che mai, la questione dello stato liberale è riproposta, e il senso della democrazia.



Fare (o non fare) storie
{[(..) l'anno dopo la caduta di Costantinopoli 1453, papa Niccolò V proclamò stampò un'indulgenza a favore di coloro che avessero contribuito con denaro alla difesa di Cipro contro i turchi. | Per circa quattrocento anni, fino agli inizi della fotografia, non vi fu uno sviluppo paragonabile a questo. Ma per tutti questi secoli le mode della visione continuarono a cambiare, conquistando nuove raffinatezze, o andando incontro a desideri comuni. Accanto a questi cambiamenti nella visione, si poterono annoverare sempre più grandi  e frequenti cambiamenti nel leggere e nello scrivere, e nel loro uso nella vita di tutti i giorni. Essi toccavano ciascun uomo e ciascuna donna, in qualunque cosa facessero o pensassero.] sir GeorgeClark, Le origini dell'Europa Moderna 1962 Garzanti}
{[(..) Al contrario l'arte moderna si distingue dalle precedenti per l'intensità di vibrazione lirica, per la squisitezza dei rapporti armonici. Corrisponde perfettamente a una esasperazione della personalità, alla sensibilità solitaria e quasi morbosa alla quale è arrivato il borghese. Si crede giustamente che questi caratteri siano le ultime manifestazioni di una società che ha fatto il suo tempo, e dall'attuale guerra nascerà nel sangue, secondo una terribile legge di vita, la società nuova. Ma finchè la nuova società non sarà nata, neppure l'arte nuova vagirà. (..) ] Bargellini, In lizza per l'arte, 1957, Vallecchi}
{[Sappiamo che Gauguin, ritiratosi alle Isole Marchesi, lasciando dietro di sè moglie, figli, e risse con Van Gogh e l'inizio di una imprevista fortuna mondana, continuava dall'altra parte del mondo a leggere quando poteva il Mercure de France, a corrispondere con i mercanti mentre tutti lo pensavano isolato e assente dal mondo, sulle più selvagge isole della Polinesia, ossia le Marchesi. Diversamente da lui, Caravaggio morì di febbre su una spiaggia deserta, naufrago, lacero, inseguito dai creditori e da coloro che l'avevano e che gli avevano consentito di dipingere a Malta due dei suoi più grandi capolavori, che ancora oggi si ammirano in quella cattedrale. Sono due vicende emblematiche per capire il mercato dell'arte è un'istituzione recente, che nasce solo con il pieno dispiegarsi dell'economia monetaria e quindi con il sistema capitalistico. (..)] Sapelli IlSole24Ore, 3febbr13}


Cambiamo questo mondo dall'alto in basso * Activism
Prima del capitalismo non si comprava l'opera d'arte: si comprava l'artista. Caspita. Naturalmente (sic) tutto ciò era legato non tanto alla presenza o all'assenza di opere d'arte trasportabili: se così fosse stato, non avremmo avuto le collezioni e oggi le raccolte museali. Il problema era che , comprando l'artista... 
Quando Walter Benjamin parlava della perdita dell'aura dell'opera d'arte per l'avvento della sua riproducibilità tecnica, pensava alla scissione tra l'opera d'arte e soggetto che ne era un tempo contemporaneamente l'acquiriente e l'amatore, il fruitore. 
Tra Caravaggio e Gauguin, il mercato ed il mercante d'arte, naturalmente

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