venerdì 30 dicembre 2011

G.B.GUCCIA

Già autori di importanti studi sulla comunità scientifica nell’epoca del fascismo, Guerraggio e Nastasi ripercorrono in questo agile volume l’evento che un secolo fa contribuì a sdoganare definitivamente la matematica italiana dalla condizione di minorità in cui versava dall’epoca del Risorgimento («Anche la matematica italiana, possiamo dire, nasce nel 1861», p. 31).
Nell’aprile del 1908 Roma ospitò il IV Congresso internazionale dei matematici. Era l’epoca d’oro di Peano e di Volterra, della Società Mathesis e del Circolo matematico di Palermo. Negli atenei le cattedre di calcolo, di analisi, di algebra crescevano in quantità e qualità; nelle regioni del Nord procedeva anche la marcia delle applicazioni industriali. 
Le distanze con le maggiori scuole - la tedesca, la svizzera, la francese - andavano accorciandosi. Fu l’Accademia dei Lincei a lanciare, fin dal 1904, la candidatura dell’Urbe. Negli archivi dei Lincei non sono rimaste tracce documentarie dei lavori preparatori; motivo per cui gli aa. si affidano ai carteggi degli scienziati maggiormente coinvolti: Vito Volterra (già fondatore del Politecnico di Torino, poi docente dell’Università di Roma), Guido Castelnuovo (anch’egli docente a Roma) e Gian Battista Guccia (patron del Circolo matematico palermitano). Le lunghe citazioni danno conto della scala di priorità che animava i promotori. Emerge il desiderio di presentare alla comunità euro pea una leva di studiosi molto giovani ma già distinti. Era forte pure la voglia di recuperare il tempo perduto: la preparazione del Congresso finì per intrecciarsi con la fondazione della Società Italiana per il progresso delle scienze (1907).
A Roma, dal 6 all’11 aprile 1908, convennero 535 scienziati, accolti dal rettore Tonelli con un «sontuoso banchetto», puntigliosamente descritto dai maggiori giornali del paese (p. 107). Gli aa. inquadrano il significato di Roma 1908, sottolineando, tra l’altro, che fu il primo congresso euro peo a segnare la presenza di uno studioso americano. Gli anni passarono e una drammatica cesura era alle porte: solo qualche anno dopo «Il termine “internazionalismo scientifico” sta[va] decisamente, e rapidamente, cambiando significato» (p. 141). Punto d’arrivo è il Congresso del 1928, ospitato a Bologna e fortemente appoggiato dal fascismo. Iproblemi erano del tutto diversi da quelli che avevano impegnato Volterra, Castelnuovo e Guccia. Il Consiglio euro peo delle ricerche aveva allentato le restrizioni dell’immediato dopoguerra, ma la compresenza di tedeschi e francesi restava problematica, e quella dei sovietici indesiderata. D’altro canto, gli statunitensi non erano disposti a riconoscere un meeting scientifico che si facesse dominare da pregiudiziali meramente politiche. Alla fine, a Bologna sarebbero convenuti oltre 800 matematici, tra cui 50 francesi e 80 tedeschi. L’ euro pa orientale era rappresentata in gran parte dai 22 ungheresi. I lavori procedettero serenamente, e al termine fu deciso che la riunione successiva si sarebbe svolta a Zurigo. Ma il segno dei tempi non mancò di farsi sentire: in quello stesso periodo si scioglieva l’Unione matematica internazionale, sorta in nome della cooperazione all’ombra della Società delle Nazioni.Maria Pia Casalena

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