giovedì 12 marzo 2015

qui pro quo

punto-per-punto
  Scuola, ecco la riforma in 10 punti .......... Foto: le slide

1) Autonomia piena degli istituti sugli immobili e sulla loro gestione. Pensiamo solo ai risparmi che potrebbero derivare da una gestione efficiente dei consumi elettrici ed energetici, dalla possibilità di stipulare contratti per la pulizia e per la fornitura dei servizi amministrativi.
2) L’organo di amministrazione della scuola diviene un consiglio di gestione, in cui vi siano rappresentanze dei genitori, degli studenti, dei docenti, delle realtà economiche e sociali interessate.
3) Il controllo sull’utilizzo del budget di cui la scuola può disporre deve essere affidato in via preventiva ad una società di certificazione esterna o alla corte dei conti. I bilanci degli istituti devono essere consultabili on line.
4) Il consiglio di gestione, in base a parametri vincolanti (laurea conseguita in determinate facoltà, precedenti esperienze nel campo della formazione e manageriali, referenze, appartenenza ad un eventuale albo) individua il manager scolastico cui affidare il mandato sulla scorta di obiettivi individuati. Il mandato ha durata triennale e può essere rinnovato.
5) Il manager provvede alla scelta del direttore amministrativo, della dotazione e del personale amministrativo, previa approvazione del consiglio di gestione.
6) La scuola svolge una verifica obbligatoria annuale dei risultati di apprendimento, a cura di una società esterna, e li presenta in una conferenza dedicata alla riflessione sulle problematiche emerse e le eventuali strategie da adottare. I test di valutazione non potranno che essere quelli internazionalmente riconosciuti nel modello Pisa.
7) Abolizione del valore legale della laurea. È l’unico modo per far emergere le qualità e penalizzare le università scadenti. Secondo il criterio: chi comprerebbe una macchina che abbia dei difetti di fabbricazione? La mancata possibilità di accesso a concorsi pubblici da parte di chi proviene da università – esamifici potrebbe essere prodromico alla loro chiusura con conseguente risparmio di fondi pubblici. Aumento delle tasse universitarie in base al reddito famigliare per evitare l’attuale fenomeno dell’università dei ricchi pagata dai poveri (fiscalità generale). Da questa riforma anche le scuole potrebbero trarre benefici perché renderebbe conveniente l’impegno al miglioramento della propria offerta.
8) Abolizione dei concorsi pubblici per l’accesso alla docenza, al loro posto un albo degli abilitati cui gli istituti potranno attingere valutando i curricula e avvalersi della piena libertà contrattuale. Se una scuola vuole assumere un giovane e brillante laureato lo potrà fare, proponendogli uno stipendio adeguati
9) Dotazione di fondi statali non a pioggia, ma sulla scorta delle effettive esigenze degli istituti. Se si mira a diminuire il livello di dispersione a Scampia si deve poter contare su risorse diverse da quelle di una scuola del centro di Roma, sia in termini di strutture, sia di investimento sui docenti. Le scuole devono poter disporre anche della dotazione dei docenti: più le realtà sono difficili, maggiore deve essere il numero dei docenti disponibili. Come dimostra l’esperienza eccellente della scuola primaria, i risultati migliori vi sono laddove funzionano tempo pieno e modulo (fondato sulle compresenze).
10) Possibilità per le scuole di scegliere i curricula. Fatte salve le materie base, ciascuna scuola può decidere di inserire una materia o un’altra, aumentare o diminuirne il carico orario valutando le esigenze della propria utenza.

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