mercoledì 13 febbraio 2013

La riflessione sulla scuola merita di meglio.

La controprova flagrante che quella dei nativi digitali e' una favola viene dai nonni digitali. Guardatevi intorno: gli alieni sono veramente tra noi. La signora attempata che in autobus fa scorrere il dito sullo schermo tattile dello smartphone, nonno Paolo che fa skype e babysitting a distanza, la zia Pina che programma il navigatore per andare a trovare un cugino a Lecco, la mamma amorosa di Campobasso che grazie alla rete fa consegnare a domicilio la spesa al figlio studente a Magonza. Pensateci un momento. Siete Apple o Samsung o Sony o Google. Il vostro target e' l'universo mondo. Non vi bastano certo i bambini e gli adolescenti. I vostri prodotti sono fatti per essere usati anche da un bambino, certo: e' la frontiera del design totale, che rende la tecnologia trasparente. Se esistesse una specifica intelligenza digitale che solo i nativi hanno, il dipartimento di ricerca e sviluppo di tutti questi Lord Digitali chiuderebbe dall'oggi al domani. I coloni credono fortissimamente che la tecnologia migliorera' la resa scolastica. Ma i rari studi disponibili mostrano che gli incrementi dei risultati scolastici (una delle poche cose misurabili, non parliamo mica ancora dello sviluppo morale e intellettuale delle persone) laddove si usano le tecnologie a scuola hanno due tristissime caratteristiche: sono marginali, e sono correlati con le categorie socioeconomiche. Se vieni da un ambiente culturalmente ricco - e magari ti hanno fatto leggere libri e fatto suonare uno strumento invece che darti il tranquillante della playstation - poi quando hai a disposizione le tecnologie fai faville. Perche'? Perche' le avresti fatte comunque. Come ha detto Kentaro Toyama (Berkeley): non ci sono scorciatoie tecnologiche per un'educazione di qualita'. I coloni digitali hanno bisogno della favola dei nativi digitali per il loro vasto progetto di penetrazione tecnologica fine a se stessa. L'inventore del termine (Prensky) non e' uno psicologo o un sociologo, e' uno che produce videogiochi. Ma la favola e' soltanto una favola. La riflessione sulla scuola, sul suo ruolo nella societa', e soprattutto sul suo ruolo nella vita delle persone, merita di meglio.

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