giovedì 26 giugno 2014

donne insegnanti

il 78,5 % di donne insegnanti,  nelle scuole 
d'infanzia ed elementari oltre il 90% 


Si cerchino allora alcune cose, assolutamente inattuali:
  • 1. Immettere in qualsiasi scuola, di qualsiasi tipo, discipline di carattere critico-filosofico. Le quali sono, a un certo livello di maturazione conoscitiva, invocate dalla formazione stessa, alla quale danno una marcia in più.
  • 2. Dare forza di garanzia costituzionale a una riserva di fondi, nel bilancio dello stato, per le spese in formazione e in ricerca (umanistica e tecno-scientifica).
  • 3. Inserire nella scuola, contro l'elefantiaco processo di proceduralizzazione in atto, elementi di forte semplificazione, per restituire ai docenti tempi di formazione e ricerca e non tempi di carta.
  • 4. Dare spazio in ogni scuola a laboratori di saperi incrociati, di seminari permanenti fra discipline diverse, di percorsi creativi, di arti, di letture, di poesia, di sperimentazioni, di ricerche, di pubblicazioni, di confronti fra diversità. La stessa presenza di culture religiose diverse può essere occasione di riflessioni.
  • 5. Darsi un'informatica intelligente, che non trasformi una risorsa in ostacolo. L'informatica che burocratizza può servire a sburocratizzare. Quella che accentra può decentrare. Quella che verticizza può creare istanze di contro-verifica critica dal basso e in nome di valori non considerati in sede centrale. Occorre, inoltre, guardarsi da una strisciante nuova retorica: quella dei numeri. Che stanno diventando i portatori insani di una retorica che celebra la propria giustezza a partire dalla seduzione di un grafico.
  • 6. Dare dignità vera al docente, sottraendolo, con percorsi certi, seri e favorenti, alla sua deriva di residualità rassegnata. Ma qui non bastano parole: occorrono risorse ben spese (anche in termini di detassazione per la formazione).
I docenti sono i magistrati di una funzione civile, di valore pubblico: formare, educare, far pensare.

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